L’UNITÀ
ORGANO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO
GIOVEDI’ 25 APRILE 1946
Anno XXIII (Nuova serie) N° 98
Una copia L. 4 – Arretrata L. 6
VELIO SPANO Direttore
MARIO ALICATA Condirettore responsabile
Nel primo anniversario della vittoria del 25 aprile il popolo si prepara alla vittoria del 2 giugno
VIVA LA GLORIOSA INSURREZIONE D’APRILE!
Avanti per un’Italia indipendente democratica e repubblicana !
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25 APRILE
La chiusa angoscia delle notti, il pianto
delle mamme annerite sulla neve
accanto ai figli uccisi, l’ululato
nel vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati con la propria strage,
la speranza che dentro ci svegliava
oltre l’orrore le parole udite
dalla bocca fermissima dei morti
«liberate l’Italia, Curiel vuole
essere avvolto nella sua bandiera»:
tutto quel giorno ruppe nella vita
con la piena del sangue, nell’azzurro
il rosso palpitò come una gola.
E fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.Alfonso Gatto
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Vittoria di popolo
Un anno fa l’insurrezione nazionale giungeva al suo epilogo ed al suo trionfo. Il 25 aprile segnava il punto culminante della lotta armata e nello stesso tempo l’inizio d’una nuova fase nella vita e nella storia d’Italia. La fase della ricostruzione, della Repubblica e della Costituzione. Il 25 aprile segnava la sconfitta clamorosa della vecchia classe dirigente, di quelle forze reazionarie che avevano aperta la strada al fascismo, che avevano tradito il nostro popolo mettendosi al servizio dell’imperialismo tedesco, che avevano portato al disastro ed alla rovina il Paese. Il 25 Aprile segnava pure il destino del complice principale di tutti i diritti del fascismo: la monarchia.
La nuova Italia nasceva per opera del popolo deciso prendere nelle sue mani il proprio destino. Durante venti mesi di terribile lotta per la vita e per la morte il popolo italiano aveva dimostrato di saper guidare la propria sorte e di sapere battersi per i reali interessi dell’Italia. Nella lotta per l’indipendenza e la libertà della Patria, la classe operaia si era affermata come classe dirigente nazionale capace di interpretare le aspirazioni nazionali del nostro popolo. Più d’uno tra coloro che oggi amano tanto ostentare un facile patriottismo piazzaiolo avrebbe preferito che l’Italia restasse serva allo straniero piuttosto che essere libera per opera di popolo.
Come ogni guerra nazionale, anche la nostra è stata guerra di popolo e per questo si è cercato e si cerca, prima ancora che dagli stranieri, da parte di certi italiani degeneri di sminuire la portata, di minimizzare il nostro contributo alla disfatta dei tedeschi e dei fascisti. Si è tentato e si tenta di negare la resistenza italiana o di presentarla come il prodotto della propaganda e dell’oro straniero. È la stessa opera di tradimento degli interessi nazionali che continua. Che continua per opera degli stessi che, abituati a servire lo straniero, ieri il tedesco, oggi un altro imperialismo, non possono concepire un’Italia democratica, libera e indipendente. si tratta dei relitti di quelle forze monarchiche e reazionarie che hanno voluto e sempre sostenuto le aggressioni imperialiste del fascismo, che hanno portato l’Italia ad allearsi con la Germania nazista, sono coloro che durante l’occupazione tedesca collaboravano con i tedeschi o predicavano l’attesismo. Si tratta degli stessi avventurieri venduti Ai parassiti della finanza che si sono macchiati dei più atroci delitti ai danni del nostro popolo, che oggi in un momento così delicato per l’avvenire del nostro Paese e per la sua pace, tramano ai danni dell’Italia. Sì, perché l’interesse dell’Italia non lo si difende con le campagne di stampa provocatorie o con quelle irresponsabili gazzarre nazionaliste.
Al tavolo della pace ciò che conta non sono né le lacrime, né le grida isteriche, né le declamazioni retoriche. La sola cosa concreta che può contare è il contributo di lotta, di sangue e di sacrifici dato dal nostro popolo per la sconfitta del nazismo e del fascismo, per affrettare la vittoria delle Nazioni Unite. Se c’è qualcuno che ha veramente difeso con le unghie e coi denti l’italianità di Trieste questi sono i nostri partigiani, i gapisti, i sapisti, i combattenti di tutti della Guerra di Liberazione. Gli antifascisti, sono gli operai, i contadini, i migliori intellettuali italiani, sono i patrioti di ogni corrente politica, sono i garibaldini delle 150 Brigate d’assalto guidate da Luigi Longo che hanno versato il loro sangue perché non solo Trieste, ma tutte le altre città italiane da Venezia a Palermo restassero italiane e fossero riconquistate alla libertà. I naturali confini del nostro Paese non si difendono oggi con le chiacchiere, sono stati difesi con le armi dall’8 settembre 1943 al 23 Aprile 1945 dai partigiani, dai combattenti delle formazioni regolari dell’esercito italiano che hanno fiancheggiato le forze degli alleati da Napoli a Milano, dai patrioti di ogni fede politica che si sono battuti in ogni contrada d’Italia. Con la sua epica lotta e col suo sacrificio il popolo italiano non salvava solo le industrie del Nord, tanta parte del patrimonio umano e materiale del nostro Paese, ma soprattutto riscattava sé stesso. Dimostrava il mondo di voler separare a qualunque costo la sua responsabilità dei delitti e dall’infame del fascismo, dimostrava il mondo di sapersi battere, nelle condizioni le più dure e le più difficili, per la libertà.
L’unità e l’indipendenza del nostro Paese, gravemente compromesse dal fascismo e della monarchia, sono state salvate dall’insurrezione popolare che ha avuto il suo epilogo il 25 Aprile 1945. Tutto ciò che sarà possibile salvare tutto ciò che l’Italia sarà riconosciuto lo sarà per merito esclusivo della guerra di liberazione nazionale, e la quale il partito comunista ha dato il maggior contributo di sangue e la parte migliore delle sue forze. ma i combattenti del nostro Risorgimento non hanno impugnato le armi per essere considerati, dopo un anno appena, dei briganti, o per essere messi da parte confinati come lo fu già Garibaldi dopo il 1860, a Caprera. La loro opera non è finita. I partigiani, i patrioti, tutti gli italiani insorti contro la barbarie tedesca e fascista hanno combattuto non solo per liberare l’Italia dalle orde teutoniche ma per ripulirla dal marciume fascista, per liberarla dall’istituto monarchico causa di tante rovine, per fare dello Stato italiano una Repubblica democratica e progressiva. il 25 Aprile 1945 ha aperto la strada al 2 giugno 1946.
Due date, un solo obbiettivo: Repubblica, Pace, Lavoro.
PIETRO SECCHIA
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34 medaglie d’oro
Alle 21.30 del 25 aprile Radio Milano libertà chiamava i patrioti di tutta l’Italia settentrionale a raccolta per insorgere contro il nemico. Già 200 mila garibaldini, gappisti e sappisti erano all’attacco, già in Emilia, Liguria, Piemonte, Lombardia e Veneto molte zone erano in mano dei partigiani. Alte 22,5 la Radio di Milano comunicava all’Italia la liberazione di tutto l’alto Milanese, fino alla frontiera svizzera e alle 23,20 radio “Libera Genova” annunciava che la città ligure era in mano dei patrioti. Il 26 la liberazione del Nord era virtualmente completata. Le superstiti forze tedesche si arrendevano ai partigiani e in nome del popolo e della Libertà il Comitato di Liberazione Nazionale assumeva tutti i poteri dell’amministrazione del Governo.
Il sangue di 26.419 partigiani morti e di 16.563 partigiani feriti, riconquistava al popolo italiano l’onore, l’indipendenza e la libertà. Oggi, nel primo anniversario dell’insurrezione nazionale, 34 medaglie d’oro saranno consegnate alla memoria di alcuni di coloro che si distinsero nella lotta eroica contro il tedesco.
I nomi dei martiri decorati sono: Giovanni Baldo, Lanciotto Ballerini, Irma Bandiera, Vittorio Barbieri, Filippo Beltrami, Renato Berardinucci, Bruno Bruni, Giacomo Buranello, Armando Bussi, Luigi Cappello, Germano Capuozzo, Franco Centro, Germinal Cimarelli, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Renato Del Pin, Vermondo Di Federico, Ermanno Gabetta, Marcello Garosi, Ilario Gracchi, Sergio Kasman, Giorgio Labò, Rossano Marchiani, Renato Martorelli, Luigi Morandi, Mario Musoloni, Ettore Ramires, Gastone Rossi, Francesco Sabatucci, Paolo Schiavetti Arcangeli, Antonio Schiavardi, Sergio Taja, Gino Tommasi e Bruno Viola.
Tra essi spiccano i nomi dei nostri compagni comunisti che furono all’avanguardia della lotta, che ne furono gli organizzatori e i più validi combattenti: da Eugenio Curiel, capo del Fronte della Gioventù, al ventitreenne architetto Giorgio Labò, il quale, con le ossa fracassate e il volto disfatto dalle percosse seguitava a rispondere alle intimazioni del carnefici di via Tasso e «Viva l’Italia», da Bruno Bruni a Giacomo Buranello e alla eroica partigiana romagnola Irma Bandiera.