ROSSO DIGITALE – Il contributo di Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer

Home / Iniziative / ROSSO DIGITALE – Il contributo di Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer
ROSSO DIGITALE – Il contributo di Ugo Sposetti, presidente dell’Associazione Enrico Berlinguer

 

 

 

In occasione della presentazione al pubblico del risultato dell’attuazione della prima fase del progetto “ROSSO DIGITALE” Ugo Sposetti, Presidente dell’Associazione Enrico Berlingue, impossibilitato ad intervenire personalmente, ha inviato il seguente contributo scritto:

 

 

La storia del Partito comunista italiano negli archivi delle fondazioni democratiche

Carissime compagne, carissimi compagni,

mi complimento per la vostra interessante iniziativa. Mi piace molto il titolo.

Conservare la memoria dei partiti di massa e studiarne la storia è un’importante missione civile. Il nesso tra partiti e democrazia è stato fondamentale nella costruzione della Repubblica.

La storia dei partiti tradizionali è stata fatta, in Italia, rivolgendo grande attenzione ai gruppi dirigenti, alle parabole nazionali e internazionali di quei soggetti.  Tutto ciò ha portato a enfatizzare le visioni d’insieme di quella storia, spesso trascurando le vicende territoriali e quindi fornendo un mosaico incompleto. Per decenni questi soggetti hanno coinvolto milioni di persone, indirizzando governi e istituzioni, di fatto caratterizzando e trasformando lo Stato democratico. Dunque, malgrado lo studio dei gruppi dirigenti sia ancora oggi necessario per storicizzare i partiti, ci sono ancora molti vuoti da coprire, soprattutto per quel che riguarda il rapporto tra centro e periferie.

Di fronte a questo compito, il ruolo degli archivi e delle istituzioni che li conservano è a maggior ragione fondamentale. Oggi le nostre conoscenze storiche si amplificano e tendono a completarsi poiché disponiamo di una documentazione sempre più ricca. All’interno di questa diffusione degli strumenti e degli istituti di conservazione, le istituzioni culturali, le fondazioni e le associazioni che custodiscono archivi di organizzazioni politiche e sindacali, o di loro dirigenti, svolgono dunque un ruolo cruciale. Sotto l’aspetto scientifico, rappresentano un punto di riferimento essenziale per gli storici e per gli enti di ricerca; a loro volta, sotto un profilo che potremmo definire civico-culturale, esse interagiscono direttamente con le comunità che intendono rappresentare e con i territori, contribuendo alla valorizzazione della memoria storica, sia locale sia nazionale: è in questo contesto che si collocano le nostre fondazioni democratiche, preziose custodi di fondi personali, di organizzazioni regionali, provinciali e cittadine.

L’entrata in vigore dell’art. 1, c. 342, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020) ha rappresentato un importante punto di svolta per l’economia degli istituti conservatori di archivi, nonché una grandissima occasione per studiosi e addetti ai lavori. Il conferimento di un fondo annuo di un milione di euro a sostegno di interventi per la conservazione e per l’informatizzazione degli archivi dei movimenti politici e degli organismi di rappresentanza dei lavoratori consente infatti di guardare al futuro con maggiore ottimismo.

L’effettiva efficacia del dispositivo legislativo è certamente da verificare in un’ottica di più ampio periodo, ma i risultati conseguiti dai gruppi di lavoro operanti presso le nostre fondazioni democratiche in questo primo quinquennio (2018-2022) sono incoraggianti: al sensibile incremento delle acquisizioni di archivi e raccolte documentarie da parte dei nostri istituti, si è infatti accompagnata l’implementazione degli strumenti di ricerca, nonché la costruzione di sistemi di collaborazione virtuosa tra enti che condividono finalità e obiettivi.

Il maggiore afflusso di documentazione pone infatti seri problemi sia dal punto di vista della tutela delle carte, sia per quel che riguarda la loro fruizione da parte di un più ampio numero di studiosi. Ed è in questo contesto che la digitalizzazione delle fonti assume una sua centralità, in linea con le raccomandazioni del Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale (Pnd) pubblicato di recente dall’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library del Ministero della cultura.

Acquisire, conservare, digitalizzare e pubblicare il patrimonio documentario del partito: una missione civile, oltre che scientifica, cui le nostre fondazioni ottemperano con grande dedizione e senso di responsabilità, promuovendo progetti di divulgazione storica rivolti alle scuole e alle giovani generazioni e, al tempo stesso, rendendo accessibili quelle fonti a chiunque ne voglia fruire. La formazione civile non ha a che fare con l’età e non cessa mai.

L’obiettivo della messa in rete degli archivi è chiaramente connaturato alla nostra missione divulgativa. In questo senso, digitalizzare è soprattutto sinonimo di democratizzare: consentire a tutti, cioè, indipendentemente dalla possibilità, di poter accedere a strumenti fondamentali per la ricerca storica attraverso percorsi ragionati. Per chi, come noi, è erede di grandi tradizioni popolari questo deve essere un obbligo morale e (ancora una volta) civile: la diffusione della cultura e della conoscenza critica della storia è l’antidoto più potente alla crisi della democrazia e al successo di opzioni politiche autoritarie. E non è superfluo ricordare quanto oggi ciò sia necessario.

Sappiamo bene in che misura il web sia il punto di incontro tra istituti culturali, utenti e comunità territoriali. Una rete di interazioni che è alla base del portale intitolato Fonti per la storia del Pci (consultabile all’indirizzo https://www.archivipci.it), luogo di aggregazione digitale delle risorse documentarie e bibliografiche prodotte dagli organismi e dai dirigenti del partito, nazionali e periferici.

Il portale, pubblicato in concomitanza con le celebrazioni del centenario della nascita del Partito comunista d’Italia, nasce da un’idea della Fondazione Gramsci che lo ha realizzato in collaborazione con gli altri istituti Gramsci, con l’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (Aamod), la rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea collegate all’Istituto nazionale Ferruccio Parri (Insmli) e le nostre fondazioni democratiche coordinate dall’Associazione Enrico Berlinguer.

Ecco: il portale rappresenta un esempio di quella collaborazione virtuosa cui accennavo prima, poiché coniuga differenti saperi, archivistici e storici, mette in rete gli istituti culturali, promuove la digitalizzazione ragionata di fonti, offrendo infine un servizio prezioso a tutta la collettività.

Carissime, Carissimi

noi siamo eredi e custodi di una bella storia. Abbiamo, quindi, il compito di conservarla e tramandarla sforzandoci di renderla ancora attuale per ciò che di vivo pulsa ancora.

E dobbiamo mandare ai giovani un forte messaggio: “impegnatevi nella politica! Badate che l’avvenire non ve lo dà nessuno se non vi impegnate nella buona politica”.

Ai giovani si deve far conoscere l’esempio delle vite di compagne e compagni dei quali conservate le carte e vi accingete a divulgarle.

Buon lavoro

Ugo Sposetti