La elezione dei Presidenti della Repubblica Italiana
L’UNITÀ
ORGANO DEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO Quotidiano / sped. abb. postale / Lire 90 * * Anno XLVIII / N. 353 / venerdì 24 dicembre 1971
ALDO TORTORELLA Direttore
LUCA PAVOLINI Condirettore
CARLO RICCHINI Direttore responsabile
pag. 1 e 2
L’esito del voto dimostra assurdità e la pericolosità della linea seguita dalla DC
Leone non è passato nonostante i voti dei fascisti
È ora che tutti gli antifascisti respingono la scandalosa operazione di centro-destra
Le sinistre confermano ancora la loro unità votando compatte per Nenni
Le sinistre smascherano la confluenza dei voti missini sul candidato d.c.
Clamoroso episodio in aula non trasmesso dalla TV
Nonostante la aperta sfacciata confluenza dei voti fascisti sul nome del senatore Leone, la candidatura di centro destra non è passata ieri a Montecitorio, Si è giunti tuttavia al limite per un solo voto il colpo a tradimento della elezione presidenziale con i voti determinanti dei fascisti ha mancato il suo obiettivo. Il senatore Leone ha infatti raggiunto 503, voti uno in meno della maggioranza richiesta di 504 voti (il quorum era sceso ieri da 505 a 504 voti in seguito al decesso del senatore dc Fada stroncato l’altra notte da un attacco cardiaco, decesso che aveva ridotto da 1008 a 1007 il numero dei componenti i assemblea)
Le fasi finali della votazione sono state convulse ed estremamente drammatiche Appena, alle ore 20, il presidente Pertini ha letto i risultati del 22° scrutinio, dai banchi delle sinistre si è levata violentissima la protesta contro quei dirigenti della DC, del PSDI, e del PRI i quali con le loro manovre avevano consentito che i voti fascisti minacciassero di diventare determinanti per la elezione del nuovo presidente della Repubblica. Comunisti, socialisti, socialproletari, indipendenti di sinistra in piedi gridavano «Nonostante i voti fascisti non ce l’avete fatta. Vergogna! Quei voti li avete contrattati sottobanco! I voti fascisti sono il prezzo della vostra operazione di destra! La elezione presidenziale con i voti determinanti dei fascisti è uno scandalo!». Questori e commessi sono subito accorsi a formare cordone di sbarramento nell’emiciclo e fra i banchi dei vari gruppi per impedire uno scontro.
La tensione era giunta ad un grado acutissimo. Il clamoroso episodio è durato molti e molti minuti, ma la TV non l’ha ripreso per tentare di tenere nascosto al Paese lo smascheramento della vergognosa operazione, dimostrando cosi, ancora una volta, la sua faziosità al servizio di determinati gruppi di potere della DC. Mentre dai banchi delle sinistre continuavano a levarsi le proteste i dc tacevano. Lividi in volto tacevano anche i missini i quali sperano nel colpo gobbo di far eleggere il presidente con i loro voti determinanti. E il loro comportamento era la prova più eloquente della fondatezza della accusa delle sinistre.
Pesanti contestazioni sono state rivolte in particolare ad alcuni esponenti repubblicani e socialdemocratici i quali si sono prestati all’operazione di centro-destra, in collusione con i fascisti. Le premesse del tentativo di far passare la candidatura Leone con i voti determinanti dei fascisti erano state poste certamente da tempo, ma se ne è avuta l’aperta conferma quando – pochi minuti prima che si iniziasse alle ore 18 la votazione – missini e monarchici hanno mutato il loro atteggiamento. Missini e monarchici avrebbero potuto seguitare ad astenersi dal voto come avevano fatto fino al giorno prima, oppure avrebbero potuto tornare a votare per un loro candidato allo scopo di distinguersi in modo palese dallo schieramento che sosteneva ufficialmente Leone (Democrazia cristiana, PLI, PSDI, PRI, altoatesini della SVP).
In realtà non v’è stato neppure l’annuncio del passaggio dall’astensione alla «scheda bianca». Ciò per rendere ancora più evidente la loro confluenza su Leone. La voce sulla scheda bianca è stata diffusa successivamente allo scopo di cercare di confondere in qualche modo la reale confluenza dei voti monarchico-fascisti sul nome di Leone. Del resto vi è addirittura la prova definitiva di questa confluenza: alcuni missini e monarchici erano stati sorpresi dai parlamentari comunisti e socialisti mentre scrivevano il nome del senatore Leone sulla scheda. Altri invece se ne vantavano apertamente dichiarando che «il Presidente lo eleggeremo noi come avvenne con Segni». I voti fascisti e monarchici sono così serviti a sostituire nel segreto dell’urna a vantaggio della candidatura Leone il mancato apporto di altrettanti elettori democristiani ,socialdemocratici e repubblicani che hanno votato scheda bianca, ribellandosi contro l’operazione che doveva andare in porto grazie ai voti determinanti dei fascisti e contro la minaccia di spaccare in due il Paese pur di eleggere un presidente della Repubblica grazie appunto a quei voti determinanti. Sulla carta la candidatura di centro-destra poteva contare sui 533 voti degli elettori della DC, del PLI, del PSDI, del PRI e della SVP, ai quali vanno sottratti gli otto assenti di questi gruppi dalla votazione di ieri A Leone sono dunque mancati apparentemente 22 voti (525 meno 503) di suoi potenziali sostenitori Ma il numero dei dc, socialdemocratici e repubblicani che si sono ribellati alla vergognosa operazione è certamente molto superiore.
Le schede bianche sono state infatti 48 ed abbiamo visto che non sono stati i missini e i monarchici nella loro massa a deporle nell’urna. Allo scandaloso schieramento di centro destra le sinistre hanno opposto la nuova candidatura proposta dal PSI, quella del compagno Pietro Nenni, a cui unitariamente hanno subito espresso la loro adesione il PCI, il PSIUP, e gli indipendenti dl sinistra, che fino al giorno prima avevano sostenuto il compagno De Martino, il Movimento politico dei lavoratori, il Manifesto. Nenni ha raccolto 408 voti, una cifra molto alta, nuova testimonianza dell’unità dello schieramento delle sinistre e nuova conferma per tutte le forze politiche responsabili che ad esso bisogna fare riferimento per una soluzione democratica dell’elezione presidenziale. La votazione era iniziata alle 18 già in un clima molto teso essendo ormai scontata la confluenza dei voti fascisti sulla candidatura di centro destra. Pertini ha aperto i lavori esprimendo il cordoglio dell’assemblea per la morte del sen. Fada. Il primo a votare è stato il dc Fusala, il quale colpito da una forma acuta di artrosi non era in grado di tenersi in piedi ed è stato trasportato a braccia da due commessi davanti all’urna. Ben presto si è notato che tra i democristiani si aggiravano alcuni capi-guardiani per controllare le schede votate dai loro colleghi di gruppo. Una delle forme di controllo consisteva nell’obbligare i dc «sospetti» a scambiare le proprie schede con quel le dei più fidati.
Il senatore comunista Maris ha sorpreso quattro democristiani (il sottosegretario Picardi, Franca De Vito e Perrino) coinvolti, o come protagonisti o come vittime dell’opera di controllo in uno di questi scambi. Egli ha vibratamente protestato. Ne è nato un incidente e nel clamore si è udito Gian Carlo Pajetta esclamare «Il voto è segreto! Fuori dell’aula i poliziotti». Il presidente Pertini ammonendo i controllori democristiani ha affermato «Il voto secondo il dettato della Costituzione è segreto e non si tratta solo di un diritto ma di un dovere assoluto. Se ad esso si viene meno la presidenza annullerà il voto dell’elettore e lo denuncerà all’autorità giudiziaria». La protesta dei parlamentari comunisti e l’ammonimento di Pertini sono serviti a far procedere la votazione con maggiore regolarità anche se dalla tribuna della stampa si sono potuti osservare numerosi altri episodi di controllo delle schede.
Poco dopo le 19 Pertini ha cominciato la lettura delle schede e ben presto ci si è resi conto che i voti fascisti al sen. Leone potevano risultare determinanti per l’elezione. A 250 schede scrutinate Leone aveva ottenuto 128 voti cioè più della metà dei suffragi. Alla trecentesima era di poco sotto 145 voti, contro i 123 di Nenni e le 15 schede bianche. Alla ottocentesima ne aveva esattamente la metà 400 voti, mentre Nenni ne aveva 333 e le schede bianche erano 35. Si è andati avanti così in un atmosfera tesissima, giacché ormai era certo che il fallimento o il successo della candidatura di centro destra sarebbero dipesi da uno scarto minimo di voti. Terminato lo spoglio alle 19,35 i deputati segretari hanno iniziato il conteggio dei voti, un’operazione che si è prolungata più a lungo del previsto, accrescendo la tensione nell’aula. Mentre i parlamentari attendevano di conoscere i risultati, il compagno Pajetta rivolto ai banchi dell’estrema destra ha esclamato «Ed ora passate alla cassa». I missini hanno accusato la battuta senza fiatare. Alle 20 finalmente Pertini ha letto i risultati ed ha indetto la 23^ votazione per le 9 di stamane. È quindi esplosa la vibrata protesta delle sinistre contro la contrattazione dei voti fascisti su cui abbiamo riferito all’inizio. Oltre al voti riportati dai due maggiori candidati, 7 voti li ha ottenuti Saragat e 6 Pertini. Diciannove sono stati voti dispersi che sono andati 4 a Fanfani, 2 a Moro e Branca (ex presidente della Corte costituzionale socialista), uno per ciascuno a La Malfa, Rumor, Gronchi, Nilde lotti, Franca Falcucci, Tollo, Lami, Pochetti, Simonacci, Mazza, Arnone. Due le schede nulle (su una di queste c’era scritto «Lucullo» e Pertini leggendola aveva commentato «Evidentemente si tratta del voto di un elettore umanista, ma Lucullo non c’è e consideriamo il voto nullo»).
Quattordici gli assenti 6 dc (Arcudi, Segni, Tessitori, Degan, Laforgia, Pica), 2 indipendenti di sinistra (Simone Gatto, Marullo), il compagno Manenti (ammalato), il socialista Preziosi, il monarchico Fiorentino, il sen. Montale, il liberale Bonea, l’on Dietl (SVP). Il Senato si riunirà alle 8 30 di stamane per convalidare l’elezione del dc Cerlasco che subentra al sen. Fada deceduto ieri notte.
pag. 1
COLTI con le mani nel sacco.
Appena annunciato l’esito dello scrutinio che dava Leone battuto, le sinistre si sono levate a proclamare a gran voce che i fascisti avevano dato il loro voto al candidato del centro-destra. Immobili o sconvolti né i missini avevano il coraggio di negare l’evidenza, né i democristiani osavano controbattere l’accusa tanto essa era chiara e provata: molti missini sono stati visti votare Leone e alcuni se ne vantavano apertamente. Non per caso infatti essi hanno ieri cessato di astenersi (come avevano fatto nelle ultime votazioni) facendo circolare la voce ma, non mai dichiarandolo, che avrebbero votato scheda bianca. La confluenza dei suffragi neofascisti o monarchici su Leone ha dimostrato che si è superato ogni limite di scandalo. L’operazione di centro destra così come era stata costruita e portata avanti, conteneva già in sé una assurdità politica e un gravissimo pericolo per il Paese. Spaccando a metà l’intero schieramento politico nazionale i fautori del centro-destra pretendevano di dare un Presidente alla Repubblica con un margine ristrettissimo ed evanescente di voti. Sia questo fatto sia la rivolta politica contro un tipo di piattaforma che contrasta con le profonde esigenze di progresso e di rinnovamento che premono nel Paese, avevano determinato uno stato dl insofferenza e di protesta all’interno stesso dei gruppi PSDI, PRI, e DC.
Ebbene, per coprire tale stato di cose e per riuscire ad ogni costo a far passare la candidatura Leone, gli uomini del centro destra non esitavano a chiedere e a ottenere l’appoggio fascista sottobanco. Ma questa operazione – nonostante la vergogna del supporti missini – non è passata. La questione non è quella che Leone non sia passato per un solo voto. La questione è che l’esito dello scrutinio ha con fermato in pieno il dato politico fondamentale e cioè il carattere intrinsecamente antidemocratico di un tentativo condotto contro tutta l’ala operaia e di sinistra, in spregio ad ogni corretto dialogo tra le forze costituzionali, mirante alla rottura anziché all’unità, in un atto fondamentale per la vita della Repubblica. Occorre aggiungere che tutto è stato messo in opera per conseguire una maggioranza che invece è mancata: smaccate pressioni, ricatti intimidazioni, inauditi tentativi di controllo delle schede. Anche tutto ciò va messo nel conto di questa operazione gravissima, che – dopo la sconfitta del primo tentativo attuato attorno al nome di Fanfani – è stata nuovamente bloccata ieri.
VI È ADESSO da augurarsi che la situazione faccia finalmente riflettere sulla necessità inderogabile di cambiare strada Non si elegge un Presidente della Repubblica per uno o pochi voti in più. È indispensabile istaurare un metodo diverso, finirla con le pretese integraliste, tendere ad una soluzione fondata sul rap- porto chiaro tra tutte le forze che si richiamano alle fondamenta democratiche e antifasciste della Costituzione. Le sinistre, che nel corso di tutta la battaglia hanno sempre dato un esempio concreto di compattezza, di serietà e di lealtà, hanno ottenuto ieri – attorno al nome di Pietro Nenni – un nuovo importante risultato. Esse si sono dimostrate una volta di più una forza decisiva dalla quale non si può prescindere se si vuole giungere ad uno sbocco democratico. Occorre ,da parte di quanti hanno in vario modo e in vari momenti avallato il tentativo di centro-destra, un ripensamento coraggioso. Ciò vale per larghi settori della Democrazia cristiana, nonché per le dirigenze del partito socialdemocratico e del partito repubblicano. All’interno di ciascuno di questi gruppi si è manifestata una affermazione di coscienza democratica che – dopo la lunga notte delle astensioni – ha trovato legittima espressione nell’urna e che solo l’apporto fascista ha in parte coperto. Si è ricercato e ritrovato un collegamento con le spinte reali del paese e con le aspirazioni delle masse lavoratrici. È urgente che tale orientamento trovi coerente conferma.
Il risultato di ieri, che viene dopo il successo ottenuto battendo Fanfani, sottolinea il valore dell’azione ferma e serena di cui l’intero schieramento di sinistra ha saputo dare prova in quindici giorni di tesa lotta sostenuta dall’intelligente e consapevole consenso di tutti i democratici. Questa lotta continua sulla linea di sempre: giungere alla nomina del presidente della Repubblica su un’ampia base democratica e costituzionale. L’unità a sinistra resta il punto di riferimento essenziale per il domani, il dato di decisiva importanza per tutte le future battaglie.
I. pa.
pag. 1 e 2
Le prese di posizione dopo il voto
Una dichiarazione di Berlinguer – Il comunicato della Direzione del PSI – Dichiarazione di Valori – Penoso tentativo della DC di giustificare la propria posizione
Subito dopo la votazione il compagno Enrico Berlinguer ha rilasciato questa dichiarazione: «Nonostante il voto datogli dai Movimento sociale, il candidato dc non è riuscito a raggiungere il traguardo. Ormai la scandalosa manovra di centro-destra è alla luce del sole. Tutti i parlamentari antifascisti sono chiamati a trarne le conseguenze per la successiva votazione» .
Pronta e larga è stata la reazione da parte di tutte le sinistre mentre all’interno dei partiti che sono stati partecipi dell’operazione di centro destra si approfondiva il disagio. La Direzione socialista si è riunita poco dopo la votazione ed ha denunciato «l’evidente confluenza di voti fascisti sul candidato della Democrazia cristiana. Nel sottolineare l’estrema gravità politica di quanto accaduto -affermano i socialisti – la Direzione socialista invita la Democrazia cristiana a riesaminare la situazione che si è determinata. Il PSI si attende che la DC agisca in coerenza con gli impegni da essa a suo tempo pubblicamente assunti di respingere l’ipoteca dei voti fascisti sul prossimo presidente della Repubblica» La Direzione del PSI rivolge in particolare «un pressante appello al PSDI, al PRI e al PLI perché in coerenza con la loro natura di partiti costituzionali e antifascisti regolino il loro atteggiamento in modo tale da concorrere unicamente alla elezione di un Presidente della Repubblica che per la sua personalità e per il suo significato politico renda inconcepibile la confluenza di voti fascisti ».
Il compagno Valori segretario del PSIUP ha sottolineato che «nonostante lo scandaloso apporto del MSI il candidato della DC, frutto d’una operazione di centro-destra, non è stato eletto e ciò pone al Parlamento la possibilità di una attenta riflessione». Dopo la riunione della Direzione del loro partito i socialisti hanno chiesto un incontro con la delegazione della DC. Il colloquio tra le due delegazioni è terminato alle 22. Mancini ha detto che il PSI ha espresso alla DC la preoccupazione e l’allarme «per la grave situazione che si è venuta a creare con l’avvenuta convergenza dei voti fascisti sul candidato della DC e ci siamo rivolti ad essa facendo appello alla sua tradizione di partito popolare partecipe della lotta della Resistenza ed alla sua più volte conclamata fedeltà alle istituzioni democratiche e repubblicane che ha pure ispirato il proposito, ribadito all’atto della designazione del suo candidato, di respingere la possibilità e il sospetto di una adesione che provenisse da forze estranee all’arco dei partiti costituzionali». I socialisti Pieraccini e Corona si sono incontrati con il capo gruppo del PSDI Orlandi al quale hanno illustrato l’ordine del giorno della Direzione del PSI. Dopo l’incontro con la delegazione socialista, la delegazione democristiana si è incontrata con Leone. Con il candidato ufficiale del partito evidentemente essa ha valutato l’esito della votazione discutendo anche la questione della confluenza sotto banco dei voti missini (in questa sede non vi era necessita di dibattere la questione in via di fatto, poiché nessuno dei presenti poteva avere dubbi sull’ appoggio effettivo prestato dal MSI). Dopo l’incontro è stato diffuso un comunicato con il quale si conferma la «piena solidarietà del partito» con Leone. Gli esponenti dc compiono poi un penoso tentativo di giustificare l’atteggiamento del loro partito affermando che «è stata respinta ogni accusa di collusione con l’estrema destra» e che l’on. Leone «ha accettato la candidatura che rimane punto d’incontro e di distensione in una situazione certamente grave». I missini non hanno fatto comunicati né dichiarazioni ufficiali. Non hanno neppure detto pubblicamente come già fecero al tempo della canditi cintura Fanfani che avrebbero votato scheda bianca (alcune vociferazioni in questo senso lasciano il tempo che trovano). Il MSI in realtà cerca di stare attento a non scoprire le carte (anche se nei giorni scorsi il sen Nencioni ha dichiarato il pieno gradimento per Leone) nel caso – come ieri – di insuccesso i neofascisti vogliono far pensare di avere votato scheda bianca anche se nessuno è disposto a crederlo. Nel caso in cui Leone fosse passato è chiaro che Almirante avrebbe invece dichiarato in pubblico il sotterraneo contributo fascista al successo del nuovo capo dello Stato. Come hanno reagito i partiti che si sono assunti la responsabilità di portare in aula la candidatura Leone sulla base di un’operazione di centro destra? Ferri ha negato l’apporto dei voti fascisti ed ha aggiunto soltanto «Speriamo che domani possiamo eleggere il Presidente» La Malta ha detto alla stampa «Esamineremo la situazione dopo il voto di domani» (nella serata di ieri l’altro il voto della Direzione del PRI era stato interpretato nel senso che i repubblicani avrebbero votato soltanto una sola volta per Leone e nel caso di esito Infruttuoso avrebbero riveduta la loro posizione, anche se in proposito vi erano state interpretazioni contrastanti da parte degli stessi esponenti del PRI). I liberali come è ovvio non hanno sollevato obiezioni. I deputati del MPI [omissis] hanno denunciato la scandalosa convergenza di voti fascisti su Leone auspicando che molti parlamentari della DC «coerentemente con la loro storia e le loro radici popolari e antifasciste si rifiutino di avallare questa svolta a destra che il Paese e le istituzioni pagherebbero duramente» Il compagno Riccardo e Lombardi leader della sinistra socialista ha detto che il risultato della votazione «pone un problema assai serio politico e di coscienza a chiunque abbia avuto rilevante responsabilità nella Resistenza e nell’antifascismo. Mi riferisco – ha detto Lombardi – in particolare a La Malfa»
PRIMA DEL VOTO
Le fasi che hanno preceduto il voto della sera a Montecitorio si sono succedute a ritmo abbastanza serrato. Il senatore Leone aveva sciolto la riserva – dopo più di una giornata di attesa e di incertezza – soltanto poco prima delle 23 di mercoledì quando aveva avuto l’assicurazione dell’appoggio del PRI (e quindi anche del PSDI che aveva condizionato il proprio atteggiamento a quello dei repubblicani). La Direzione socialista aveva concluso suoi lavori più o meno alla stessa ora riconvocandosi per la mattinata di ieri. Non vi era nessun comunicato, ma già si sapeva che era stata decisa la candidatura di Nenni dopo la decisione di De Martino di ritirare la propria. Il documento della Direzione socialista approvato alla unanimità è stato diffuso ieri mattina, alle 11. I socialisti affermano che la decisione di presentare Nenni «nella continuità della lotta condotta finora assieme alle altre forze di sinistra e nell’intento di ampliare i consensi intorno alla candidatura socialista», è coerente con le precedenti deliberazioni socialiste che affermavano «la disponibilità del PSI a creare una situazione nuova per rendere possibile una sollecita elezione dei presidente della Repubblica, superando la contrapposizione tra i due schieramenti». Rivolto un saluto a De Martino la Direzione del PSI ha lanciato un appello «ai gruppi che hanno votato il compagno De Martino e agli altri gruppi dell’arco costituzionale perché appoggino il nuovo candidato che il PSI propone come punto di equilibrio e di incontro tra le forze degno erotiche nella convinzione di me punto di equilibrio e di incontro tra le forze democratiche nella convinzione di contribuire così a offrire le garanzie per la difesa delle istituzioni repubblicane, nella riaffermazione del valori positivi dell’antifascismo e dell’ordinato sviluppo democratico del Paese». Poco dopo è giunta l’accettazione della candidatura Nenni da parte del PCI. La Direzione del patito riunitasi sotto la presidenza del compagno Longo ha ascoltato una relazione del compagno Berlinguer sugli ultimi sviluppi della situazione. Infine è stata approvata la seguente risoluzione «La Direzione del PCI, approvando pienamente la linea seguita in questi giorni dalla delegazione del partito e dai gruppi parlamentari ha ribadito il giudizio del tutto negativo già espresso sulla candidatura democristiana dell’on. Leone attorno a cui si sta sviluppando una grave manovra di centro destra sostenuta sottobanco dai voti del MSI. Questa manovra va denunciata a tutto il paese. La direzione del PCI – prosegue la risoluzione – denuncia anche le gravi responsabilità che si sono assunti in questo senso quegli esponenti del partito socialdemocratico e del partito repubblicano che hanno deciso di convergere sulla candidatura Leone. Di fronte a questa situazione la direzione del PCI ha accettato la proposta che il PSI ha avanzato agli altri partiti di sinistra ed a tutte le forze democratiche e antifasciste di ritirare la candidatura dell’on. De Martino e di presentare la candidatura del senatore Pietro Nenni nello spirito della battaglia unitaria che le sinistre hanno condotto e continueranno a condurre per giungere all’elezione di un presidente della Repubblica che abbia la più ampia base parlamentare e democratica nell’arco delle forze costituzionali. La Direzione del PCI – conclude la risoluzione – rivolge il suo vivo e fraterno ringraziamento a Francesco De Martino attorno al cui nome si sono raccolte in questi giorni le forze di sinistra con una prova di compattezza che è stata e resta un grande punto di riferimento per tutto il paese». Anche la Direzione, i gruppi parlamentari ed i delegati regionali del PSIUP hanno dichiarato il sostegno alla candidatura Nenni «Di fronte alla candidatura Leone e allo schieramento di centro destra che la sostiene, preso atto della rinuncia di De Martino e della richiesta dal PSI di appoggiare una candidatura Nenni – afferma il documento approvato – il PSIUP decide di votare Nenni «allo scopo di mantenere l’unità dello schieramento di sinistra che ha finora condotto in modo valido e compatto la battaglia». I socialisti autonomi hanno sottolineato l’importanza della battaglia unitaria condotta a Montecitorio impegnandosi in questo spirito a votare Nenni «per contrastare il disegno di centro destra che si manifesta intorno alla candidatura del sen. Leone». Analogo impegno è venuto da parte della Sinistra indipendente. Anche il Movimento politico dei lavoratori (MPl) ha comunicato che i suoi deputati Gerbino e Pirisi « voteranno in aula per il nuovo candidato espressione delle forze di sinistra». Imbarazzate e contradditorie sono state le reazioni repubblicane e socialdemocratiche alla candidatura Nenni. Il PRI e il PSDI, ma in particolare i segretari dei due partiti, La Malta e Ferri hanno preferito in questa prova a Montecitorio il rappresentante della destra democristiana – Leone – al candidato socialista Nenni. La candidatura Nenni, come è logico, è stata respinta dai liberali promotori della manovra di centro destra (e del resto coerentemente centristi). Per i socialdemocratici il sen. Orlandi ha detto che «per il modo e il momento in cui viene prospettata» la candidatura Nenni finisce col prendere una qualificazione che ai socialdemocratici non sembra corrispondere «a quella prospettiva che avevamo indicato al momento del ritiro della candidatura Saragat» Il richiamo alla lettera di Saragat in realtà non giova ai dirigenti socialdemocratici che hanno finito per approdare in un fronte di centro destra e ad un candidato che sono l’esatto contrario di quanto il documento saragattiano poteva lasciare intendere.